Turismo

Ultima modifica 10 marzo 2020

Ai piedi della grande madre, la Majella, la montagna sacra per eccellenza per tutti i popoli che vivevano e vivono in simbiosi con lei, c'è Lettomanoppello. Il centro è posto lungo una delle estreme propaggini del versante nord-orientale del massiccio della Majella, digradante a Nord verso la valle del Pescara e modellato lateralmente dal solco vallivo del Torrente Lavino.
Il massiccio della Majella è costituito da rocce calcaree emerse circa cinque milioni di anni fa, dal fondo dei mari dove si erano accumulate nel corso degli ultimi cento milioni di anni con una lenta deposizione degli scheletri di organismi marini.
I resti di questi organismi sono riscontrabili in numerose aree montane della majella, sotto forma di fossili. La spinta subita da questa enorme massa calcarea ha fatto si che la montagna presenti un'orografia differente sui due versanti. Quello occidentale è ripido e verticale, mentre quello nord-orientale è arrotondato e solcato da lunghissimi valloni che scendendo dalle quote più alte tagliano la roccia fino a circa 500 metri nelle colline sottostanti. È il caso di Lettomanoppello, il cui territorio è solcato dal vallone del Lavino, affluente destro del Pescara. L'idrografia locale è notevole; le acque risentono della composizione del terreno ricco di bitume e calce solfata e l'intera zona è ricca di forme di erosione sotterranea.
Il territorio lettese, esteso per 1506 ettari, è compreso in parte all'interno del parco Nazionale della Majella, che istituito nel 1992 insieme a quello del Gran Sasso e della Laga, si estende a sua volta per circa 75.000 ettari, nelle province di Pescara, Chieti e L'Aquila: un favoloso patrimonio di biodiversità.
Il territorio di Lettomanoppello va da 126 a 1375 metri di altitudine e confina a Nord con il territorio di Turrivalignani, ad Est con quelli di Manoppello e Serramonacesca e Pretoro, a Sud con quello di Roccamorice ed infine ad Ovest con Abbateggio.
Il centro storico, a 450 m. s.l.m. è posto ai margini di una scarpata costituita da accumuli detritici di versante, con una pendenza di circa il 40%, mentre la parte più recente del paese è collocata 150 metri più in basso.
Proprio alla fine della scarpata troviamo il fiume Lavino che nascendo nella vicina Roccamorice finisce il suo corso a Scafa gettandosi nel Pescara. Risalendo il corso del fiume, ai confini con il territorio di Roccamorice, seguendo un suggestivo percorso nel verde, approdiamo alla "Miniera del Pilone", in una zona denominata Cusano.
Qui dove le due parti della montagna si avvicinano come se volessero toccarsi e dove il fiume forma delle suggestive cascatelle, troviamo i resti della miniera. Due locali scavati uno a destra e uno a sinistra del fosso, che fino a pochi decenni fa ospitavano centinaia di persone impegnate nell'estrazione del bitume dalla roccia calcarea. Qui adesso la natura si è riappropriata del luogo e i resti dell'attività umana si nascondono nella vegetazione. Però attraverso le visite guidate della cooperativa, è possibile raggiungere la zona per osservare i binari a scartamento ridotto del trenino e i vagoni che trasportavano la roccia fino a Scafa passando per una galleria, oppure i locali degli uffici e tante altre curiosità, come quelle celate nella natura rigogliosa che circonda il luogo. Qui troviamo Salici e Pioppi che delimitano la zona d'acqua contornata da Tife, Giunchi e Cannucce. Allontanandoci dall'acqua troviamo la Roverella e l'Orniello, poi l'Acero campestre, il Carpino, la Robinia e il Biancospino.
La Ginestra, i Ciclamini e le Pervinche colorano il sottofondo dei boschetti. A contatto con l'acqua vivono la Gallinella d'acqua, l'Usignolo di fiume, la Ballerina gialla e il Martin pescatore. Nelle aree agricole si ascoltano i versi di Capinere, Scriccioli, Lui, Sterpazzoline, Verzellini e Cardellini. Nottetempo si aggirano la Donnola, la Faina, il Tasso e la Volpe.
Seguendo idealmente il corso del fiume, tra la stessa vegetazione, nei pressi del confine con Scafa, lungo il fiume vi sono alcune sorgenti solfuree. Vivo è lo stupore del visitatore che si trova ad osservare l'insolito colore azzurrino intenso delle acque, dovuto ad una massiccia presenza di solfati disciolti, e percepisce il caratteristico odore di "uovo marcio", tipico delle sorgenti solfuree.
Poco più avanti raggiungiamo il "Parco Naturale Sorgenti del Lavino" (Scafa), costituito da circa 40 ettari, che affianca alle polle sorgive e ai laghetti un'idonea area attrezzata per pic-nic e un punto informativo turistico. Per restare in tema di acqua segnaliamo le fonti e le sorgenti più importanti del nostro territorio. Andando verso l'Eremo di S. Spirito a Maiella si trova la "Fonte del Papa" (Celestino V°) dove la leggenda vuole che Pietro da Morrone si fermasse a bere, durante il suo continuo peregrinare dall'Eremo del Morrone all'Eremo di S. Spirito a Maiella fino ad arrivare a S. Liberatore di Serramonacesca. Sempre nell'area montana nei pressi della Grotta S. Angelo, c'è la "Fonte del Garzillo", situata quasi di fronte, sulla sponda opposta e, legata nella tradizione locale alla figura del Santo. Nei pressi della Grotta S. Angelo troviamo anche gli ambienti della "Miniera Vaccareggia", altro sito per l'estrazione del bitume. Altre, per citare le più importanti, sono la "Fonte Pirella" circondata da un bell'ambiente naturale e la "Fonte S. Maria", entrambe di origine pastorale. L'ultima è la "Fonte Marte", sita nell'omonima località, verso Manoppello. Deve il suo nome alla probabile intitolazione da parte dei Romani, per via della vicinanza al Tratturo. Qui probabilmente i soldati si fermavano per abbeverarsi e far bere i propri cavalli prima di andare a combattere (Marte Dio della guerra).
La roccia che caratterizza la Majella è il calcare di natura organogena, cioè prodotta dal guscio di organismi viventi. Una roccia sedimentaria chimica cristallina il cui componente principale è rappresentato dal minerale calcite. Questa pietra ha la caratteristica di essere abbastanza tenera e bianca, quindi facilmente lavorabile; poi c'è quella nera che è più compatta e lucidabile. I nostri antenati lo scoprirono presto sin dal paleolitico (cacciatori/raccoglitori), poi nel medioevo con gli scalpellini e infine nel 1700, quando con lo svilupparsi della transumanza e dei conseguenti traffici con la puglia, vennero costruiti i "tholos". Questo curioso nome trae origine dai sepolcri micenei (VI secolo a.C.) le cui tombe avevano una copertura ogivale; erano molto simili a quella della nostra zona e ancora di più a quelli della puglia (trulli), da cui probabilmente i nostri derivano. I "tholos" sono capanne monocellulari pastorali costruite in pietra a secco, realizzati con la sovrapposizione concentrica di lastre di pietra calcarea.
Questi ricoveri con forme e dimensioni anche notevoli (anche sei metri di altezza), si trovano spesso raggruppati in aree e chiusi da stazzi (muri) sempre in pietra, come nella vicina Valle Giumentina dove troviamo un notevole esempio di queste costruzioni.
Nel territorio lettese li troviamo in un'area ben precisa denominata "Piano delle Cappelle" che proprio per la notevole quantità di capanne, anche se non tutte integre, è stata denominata "Parco dei Tholos".
Un'area molto suggestiva, facilmente raggiungibile perchè a poche centinaia di metri dalla località "Madonna della Neve", dove è presente una singolare statua donata dagli emigrati d'america.
Per la sua caratteristica struttura carbonatica, la Majella é caratterizzata da una circolazione delle acque prevalentemente sotterranea; l'acqua scorre attraverso fratture e grotte carsiche, creando particolari forme erosive e di accrescimento. Queste ultime sono chiamate stalattiti o stalagmiti e si creano con il deposito graduale nel tempo di carbonato di calcio; per la loro forma particolare rendono estremamente suggestivi gli ambienti delle grotte. Alcuni esempi li abbiamo anche nel nostro territorio. Il più significativo è quello della "Grotta delle Praie", considerata la più grande grotta speleologica della provincia di Pescara. Posta a circa 500/600 metri dal centro abitato, nei pressi del Parco attrezzato che ha preso il suo nome (Parco delle Praie) e della adiacente chiesa dell'Iconicella, si sviluppa su due assi di gallerie, quasi parallele, delle quali quella a destra ha dimensioni anguste, visitabile in posizione sdraiata; viceversa, l'altra si presenta ampia e agevole con un suggestivo scenario di concrezioni stalattitiche. Nel parco limitrofo è possibile fare pic-nic e accendere fuochi nelle apposite aree e godere di relax all'ombra di verdi carpini e ornielli. Oltre a queste specie vegetazionali il territorio presenta la flora caratteristica delle nostre montagne: i boschi naturali sono composti in prevalenza da essenze come l'acero montano e l'acero minore, nei boschi di impianto artificiale troviamo specie come il pino nero, il pino d'aleppo e il cipresso. Nella stagione primaverile abbondano orchidee di montagna, valeriana rossa, la ginestra e l'elicriso dal caratteristico odore di liquirizia, ed ancora diversi tipi di salice e molte erbe aromatiche e medicinali.
Lungo tutte le pareti rocciose della vallata si segnala la presenza della "Campanula di Cavolini" (specie endemica).Tra i mammiferi sono presenti caprioli, cervi, volpi, cinghiali, tassi, faine e scoiattoli.
Tra l'avifauna i rapaci sono diversi, come i gheppi, lodolai, poiane, gufi, barbagianni
e civette; poi troviamo rondini, cornacchie, gazze e ghiandaie. Lungo i
torrenti si trovano molti insetti ed esemplari di trota fario. È importante rilevare la presenza dei tricotteri (insetti alati con stadi acquatici e terrestri) nelle acque torrentizie. Essi sono indicatori biologici perchè vivono esclusivamente in acque pulite ed ambienti non inquinati.
Nei suggestivi ambienti del territorio, così diversi tra loro, vi sono percorsi che si adattano alle passeggiate a cavallo, al trekking o alla mountain-bike, mezzo che è possibile anche noleggiare in paese. A Lettomanoppello le strutture ricettive (B&B e Residence) sono attrezzate per ospitare anche i turisti più esigenti, nonchè i disabili.
Tutto questo aspetta solo di essere osservato e fruito per poter garantire relax, emozioni e suggestioni


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